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AGRESTE CELESTE

by Vade Aratro

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IKITAN
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IKITAN Album di grande profondità ma molto orecchiabile che piacerà a chi cerca qualcosa di diverso tanto nell'universo rock metal che in quello cantautorale/"da cantastorie". Il riff iniziale ricorda i Rage di "End of all days" ma, seppur mai abbandonando il metallo più rovente, ci si ritrova immersi in un mondo fatato, magico, eppure molto terreno... diciamo agreste. Imperdibile. Favorite track: Nel Tempo di Notte.
Sabino
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Sabino Un altro capolavoro musicale ed artistico!
L'LP è curato nei minimi dettagli. Album molto più introspettivo e ricco di "ballate agresti" rispetto ai precedenti lavori. Ben fatto!!! Favorite track: La Punturaia.
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  • Record/Vinyl + Digital Album

    Il terzo album dei Vade Aratro! Contiene libretto di grande formato e un adesivo omaggio.

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  • Compact Disc (CD) + Digital Album

    A due anni dalla prima stampa in vinile, torna l'acclamato terzo album dei Vade Aratro, finalmente disponibile in formato CD. Fedele replica miniaturizzata dell'LP originale.
    Due CD, un elegante digipack satinato a tre ante e libretto di sedici pagine con tutti i testi.

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1.
Al Sole 07:15
AL SOLE Sole gigante egoista la tua sola luce tu vedi e ti appaga la vista Tu l’ombra non sai cosa sia e forse non credi neppure che esista E il mondo che vedi è fatto di luce che è fatta da te Ed è piccolo e piatto e nemmeno ti chiedi il perché Esente dagli ozî e dai vizi Alterni equinozi e solstizi Imperatore del cielo Uguale su tutti Ci scaldi finché siamo asciutti Ma dentro le case non sai come entrare Anche un tetto di foglie ti riesce a fermare Così aspetti alluvioni e frane E speri nel terremoto Che scoperchi le nostre tane Per poterne spiare l’ignoto Imperatore del cielo Uguale su tutti Tu godi a vederci distrutti E invidi la Luna che invece Ci vede, ci osserva e ci scruta E mentre facciamo le cose segrete Sorride e sta muta E tanto lo so, che credete? Lo so che voi due vi piacete! Insieme nel cielo vi vedo e lo so, son sicuro che voi Quando la notte entrambi sparite sparliate di noi Sole gigante dal cuore di ferro tu giri e trascini da vero motore L’ombra che ci è più vicina ti svela e ci parla di te: è il tuo delatore E a tua somiglianza cuociamo dei pani rotondi e raggianti Che alziamo sul capo come l’aureola dei santi Tu curi, tu cuoci, tu nuoci, divori, fecondi e poi ti nascondi finché Non riaccendiamo ogni anno un bel fuoco per te Ed ogni tramonto è un sollievo, ogni tramonto è paura Ogni tramonto è dubbio in un’alba futura E proprio perché ti temiamo Non certo per rappresaglia Che nel cuore dell’inverno noi ti festeggiamo Quando ti fai piccolino Fanciullo divino In una culla di paglia All’alba del primo di marzo mi alzo dal letto mi calo le braghe sul tetto Mi piego, che la prima cosa tu possa vedere del mondo sia il mio sedere Anche i muli ed i polli lo sanno, serve a respingere ogni malanno Imperatore del cielo mi baci le chiappe Poi torno a servire le zappe Il mio lume è poca cosa contro le tue menzogne gialle Ma mi basta guardarti convinto diritto in faccia Per lasciarmi ogni ombra alle spalle
2.
LA FESTA DEL GRANO È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano, è la festa del grano! Mi hanno detto Che le feste Come i miti come i riti Nascono quando siam tutti riuniti Nei giorni della rinascita agreste E ripetiamo Con i corpi e con il coro I gesti e i suoni del nostro lavoro Diventa un ballo e non ce ne accorgiamo Lo sapevate? È proprio così che le feste son nate Vengono i brividi sopra la pelle Forse è per questo che son così belle Gira la falce ed alza la mano Vieni a ballare la danza del grano Volta la falce e cambia di mano Vieni a ballare la danza del grano Alza la falce e dammi la mano Vieni a ballare la danza del grano È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano, è la festa del grano! Viva il grano! Arriva al cielo ma parte da terra E lo carezzo stendendo la mano Che tocca ogni spiga e nessuna ne afferra Finita l’attesa Ecco la bella sorpresa di giugno Una manciata di chicchi nel pugno Che la tempesta non se l’è presa Gente felice Perde il controllo di quello che dice Prima lavora poi perde la testa Cambia la legge nel giorno di festa Prendi una spiga e stringila in mano Vieni a ballare la danza del grano Scegli un compagno e tienlo per mano Vieni a ballare la danza del grano Bacia una donna dentro la mano Vieni a ballare la danza del grano È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano, è la festa del grano! E nudi corriamo In mezzo alle spighe che arrivano ai fianchi Fino a che i nostri culi bianchi Sono spariti nel folto lontano Ed un taglio Nella terra per mettere i semi Faccio un’offerta che certo non sbaglio Per nuove spighe coi loro diademi Mieti le spighe e batti la mano Vieni a ballare la danza del grano Lega le spighe e batti la mano Vieni a ballare la danza del grano Batti le spighe e batti la mano Vieni a ballare la danza del grano È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano, è la festa del grano! La festa è finita Sacchi di grano diretti al mulino Stanco e felice com’ero bambino Giro la macina della vita Con la pula tra le dita È la festa del grano, è la festa del grano! È la festa del grano!
3.
CHICCO DI GRANO Chicco Di Grano è un bambino Suo padre un contadino Lo dondola dentro una culla a setaccio Un vaglio che scuote tenendolo in braccio Per farlo crescere bello e pulito Ma Chicco Di Grano è un orfano nato Sua madre non l’ha allattato Lei era una spiga ed è morta nel darlo alla luce È triste, ma ascolta il dettaglio più truce: Il padre di Chicco l’ha uccisa e non viene punito
4.
La Punturaia 03:41
LA PUNTURAIA Aghi d’acciaio e cilindri di vetro Il mio armamentario potrà sembrare tetro Forse per questo mi fai il “vade retro“ Se vengo per pungere il tuo didietro Siringhe fasciate in pezzuole di lino Riposano dentro un astuccio di latta E mentre tra i campi cammino e cammino Mi guardano come una matta! Ma quando arriva la punturaia Non ci si inchina, ci si sdraia! E i culi di tutta la gente Potente o pezzente Ce li ho nella mente I cognomi non contano niente Se sei mio paziente Perché quando arriva la punturaia Non ci si inchina, ci si sdraia! Cuocio i miei aghi nell’acqua che bolle E tutte le bolle mi rendono folle A pensare che se una di quelle Va sotto la pelle E l’aria ti arriva nel cuore Si muore Quale errore! Perciò quando arriva la punturaia Non ci si inchina, ci si sdraia! La gente che prega Sostiene che io sia una strega Ma chi se ne frega Se è con l’ignoranza che tutto si spiega E quando arriva la punturaia Non ci si inchina, ci si sdraia! Un tempo ero accolta Era festa ogni volta Ma nelle campagne Rimbalzano lagne Da quando morì quel bambino Un mattino Che aveva paura Di far la puntura Che dicono tutti sia stata fatale Che forse volessi già fargli del male La gente che prega Sostiene che io sia una strega Ma chi se ne frega Se è con l’ignoranza che tutto si spiega Perché io sono la punturaia! Gli stolti confondono scienza e magia Non sanno che ho perso il mio unico figlio Io non me ne curo ma lascio che sia E nutro col sangue il mio rospo famiglio
5.
Populus 01:44
POPULUS Mi piacciono i semplici pioppi Che crescono in fretta e non sono doppi Come gli albini cugini che al vento Cambiano faccia da verde ad argento Cambiano faccia da verde ad argento Son facili da arrampicare E forse per questo mi son così care Le loro braccia di legno rugato Che mi fan cenni da quando son nato Che mi fan cenni da quando son nato Mi piacevi anche tu sotto al pioppo Eppure mi sa che ho aspettato un po’ troppo E resto seduto a guardare le foglie C’è chi le perde e chi le raccoglie C’è chi le perde e chi le raccoglie I pioppi hanno semi di neve che cade E quando si ammucchiano lungo le strade Mi piace pensare ad un tempo che fu Quando sotto a quei pioppi con me c’eri tu Sotto a quei pioppi con me c’eri tu Quando sotto a quei pioppi con me c’eri tu Quando sotto a quei pioppi con me c’eri tu Sotto a quei pioppi con me c’eri tu Quando sotto a quei pioppi con me c’eri tu Sotto a quei pioppi con me c’eri tu Sotto a quei pioppi con me c’eri tu Quando sotto a quei pioppi con me c’eri tu
6.
SOTTO LA TERRA Ci sono tante cose sotto la terra Ci sono cose strane sotto la terra Ci sono le radici sotto la terra Di piante e di uomini Ci sono cose antiche sotto la terra Ci sono cose rare sotto la terra Ci sono dei segreti sotto la terra Vuoi scavare? Ci sono cose buone sotto la terra intera Che crescono libere eppure lontano Dalla luce del giorno e della luna Ci sono cose belle sotto la terra Ci sono cose vive sotto la terra Sotto la terra riposano i semi Ci sono tane calde sotto la terra E desidero viverci Ci sono cose morte sotto la terra Sotto la terra riposano i corpi Ci sono ossa fredde sotto la terra E c’è posto per tutti noi Ci sono fiumi e laghi sotto la terra E fuoco fuso e grotte piene di vuoto Ma non il demonio e neppure l’inferno Ci sono dei rumori sotto la terra Ci sono le persone dopo la guerra E c’è la lama dell’aratro che disturba e scava Sotto la terra Città di formiche Cicale nel sonno E la talpa che sogna il lombrico E ti dico Ci sono cose Ci sono cose strane sotto la terra Ci sono i miei ricordi sotto la terra In una scatola ai piedi di un albero Ed ho scavato spesso sotto la terra E l’ho annaffiata con i miei liquidi Poi ne ho pestato il fango e correre è un’impresa dura Cado e rimango con la mia paura Giura Che non hai mai provato un brivido a pensarti morto Sepolto Sotto la terra Ci sono i miei amici sotto la terra Ci sono sacrifici sotto la terra Ci sono cicatrici sotto la terra Ci son le mie Radici
7.
IL PESCE MAGICO Camminando sopra il fosso lungo il ciglio della strada Non potreste indovinare ciò che accada Ed ancora dopo tanto che è passato non mi riesce Di capire come fu che andai a imbattermi in un pesce Impanato nella polvere agitandoti sui sassi E poi fermo come se tu mi aspettassi Sei forse scappato a un airone distratto? Fortuna ha voluto ch’io non fossi un gatto Chinato mi accorsi che ancora eri vivo Ti ho restituito a quel rivo Con stupore ho poi sorriso ma ti giuro sono serio Un sospiro ed un saluto ed ho espresso un desiderio
8.
SANT’ANTONIO DEL PORCELLO Signore del fuoco ti invoco proteggi il fuoco, proteggi dal fuoco Signore del fuoco ti invoco proteggi il fuoco, proteggi dal fuoco Signore del fuoco ti invoco proteggi il fuoco, proteggi dal fuoco Signore del fuoco ti invoco proteggi il fuoco, proteggi dal fuoco Il fuoco rubato all’inferno E il maiale selvaggio Che vien dall’Averno In analogo viaggio Ti sono compagni Contadino del deserto Tratto in troppe tentazioni Con in mano un libro aperto Fuori dalle abitazioni Eremita di campagna Sant’Antonio del porcello Con la coda stretta dentro al mantello Sant’Antonio del porcello La campana appesa in cima al randello Santo in lotta col diavolo Ti sfida e vi confrontate le teste Ma giochi e scommetti al suo tavolo Come se vi conosceste Liscio la tua barba bianca Per ritrovare qualcosa che manca Bruciamo le torce giganti Viva la notte, le fiamme ed i canti A Sant’Antonio del porcello Ha le ali chiuse sotto il mantello Sant’Antonio del porcello Col demonio sempre pronto al duello Signore dei tanti animali Di stalla o di bosco per te sono uguali Distribuiamo i tuoi piccoli pani Sia ai lupi che ai cani Sant’Antonio del porcello Pollo, agnello, capra o vitello Sant’Antonio del porcello Per te prega l’animale al macello Signore del fuoco ti invoco proteggi il fuoco, proteggi dal fuoco Signore del fuoco ti invoco proteggi il fuoco, proteggi dal fuoco Signore del fuoco ti invoco proteggi il fuoco, proteggi dal fuoco Signore del fuoco ti invoco proteggi il fuoco, proteggi dal fuoco Diciassette albe dall’inizio dell’anno Si allungano i giorni e tutti lo sanno Ma c’è qualcosa che forse non sai E se te la dico non mi crederai: È la magia della notte del Santo In cui gli animali come d’incanto Parlan di noi con la tua stessa voce Fatti il segno della croce! Ti dico il vero e non delle balle Stiamo alla larga da tutte le stalle Perché non ci converrebbe sentire Ciò che le bestie hanno da dire A Sant’Antonio del porcello Sant’Antonio del porcello Sant’Antonio del porcello Com’è vero che mi chiamo Marcello “Com’è vero che si chiama Marcello!”
9.
IL GATTO RINCHIUSO Il piccolo gatto rinchiuso Nella casa vecchia Abbandonata e piena Di reliquie Di vite dimenticate E oggetti stanchi Quando fu ritrovato il giorno dopo Esitò sulla soglia fresca Non fu il cibo l’interesse principale Della sua nuova libertà Ma correre, saltare nell’orto Arrampicarsi sul pero Rotolare nel cortile E giocare con la coda Della mamma
10.
LUCERTOLE E LIBELLULE Quando ero piccolo riuscivo a catturare le lucertole e le libellule Ma ora sono troppo alto o troppo distratto Quando ero piccolo credevo di essere buono Ma ho strappato le ali a una libellula per guardarle al microscopio Quando ero piccolo pensavo di essere bravo Ma una lucertola mi ha morso e ha perso la coda Son passati molti anni e adesso sì che vorrei bene veramente Alle libellule, loro non ci sono più Sono passati molti anni e adesso sì che voglio bene veramente Alle lucertole e allontano i secchi dai muri Le saluto quando prendono il sole e giro al largo per non farle scappare E le derido se lo fanno perché io non farei loro alcun male Poi mi accorgo, ce n’è una che non scappa Non lo può più fare L’ho pestata Entrando nell’ombra fredda della cantina Ma io non volevo! Sono passati molti anni e freno in strada quando vedo una piccola bestia Sono passati molti anni e non ho mai smesso di amare le rane Ma ancora di più a me piacciono i rospi e parlo con loro di come non abbiano Alcunché da temere Non da me Li saluto poi chiudo la porta la tiro, non viene, è incastrata Perché? Perché rospo ci sei te! E ti vedo morire Ma io non volevo! E mi giuro che non potrà più capitare Basta prestare maggiore attenzione! Ma passa un’estate ed ancora succede Ma io non volevo! E ti prendo e ti porto a budella di fuori Ti pongo al riparo all’ombra dei fiori M’illudo ciò possa salvarti, ma intanto tu muori Ma io non volevo! Piango e mi trema la carne e forse è per questo che non smetto Di disegnare le dita, le zampe, le cosce, le teste ed i corpi dei rospi Quando ero piccolo speravo di essere migliore Ma ho avvelenato i grilli che vivevano con me Oh nobile grillo con una coscia sola che fuggi da me Con asimmetrica fatica Di certo i tuoi pari ti han detto di quanti di loro avrò ucciso Travolti con la scopa o annegati in una vasca nella notte Ma io non volevo! E ricordo le estati da bimbo sdraiato per terra in cucina nel fresco coi grilli A saltare felici a decine attorno al mio corpo E capisco perché quando tendo le mani per prenderti scappi lontano Fai bene a temermi Fate bene tutti quanti! Ma stavolta non è un gesto ostile Voglio solo provare a salvarti Da me E portarti nel cortile Chiedo scusa anche ai ragni Per le tele che ho strappato
11.
Sarò Buono 02:39
SARÒ BUONO Io ci provo lo prometto Non aspirerò più un insetto Non schiaccerò una mosca Potrà fare i suoi capricci E starò attento sulla strada Alle bisce agli uccelli e ai ricci Né veleno né colla per topi Cercherò di non intossicare Le zanzare Non ho avrò mai più il coraggio Di ammazzare uno scarafaggio E per farmi perdonare Aiuterò i coleotteri che non sanno nuotare Non brucerò i nidi alle vespe E quando chiuderò le finestre Userò l’usta Per proteggere ogni cimice e locusta Non alzerò un’arma Contro nido né larva o contro tarma E spegnerò le luci per salvare le falene Perché io vi voglio bene Lascerò in pace le formiche indaffarate Starò attento a non pestare le lumache E care talpe senza colpe Eviterò di farvi torto Condividerò il mio orto E proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Proverò di non mangiarti Ma tu Tu sei buono Molto più buono di me
12.
Alla Luna 07:15
ALLA LUNA Luna Che cambi alla vista La tua stessa luce è un regalo Del tuo antagonista Un sasso In mezzo al cortile Illuminato dal sole Tra tutti quegli altri Non desta nessuna attenzione Ma prendine uno Enorme Illuminato dal sole Appendilo in cielo di notte E si accende l’immaginazione C’è forse un qualcosa che ancora non sia Stato cantato alla Luna? E c’è forse un nome che ancora non sia Stato dato alla Luna? Di te hanno già detto di tutto e l’inverso Ogni torto e ogni merito dell’universo Come a ogni donna che esca di sera Sei fata madrina e megera Il Sole è un carro di fuoco, tu sei una nave Lui non ti capisce, ti crede piatta ed è grave Che tu sia disco oppure sfera In fondo è chiaro che ti piaccia A lui ti mostri tutta intera Ma porgi a noi la sola faccia E ci tieni segreto il didietro Sei bianca, sei rossa, sei blu Sei gialla e sei rosa Gibbosa che guardi ogni cosa Tu Luna Sei fatta di sassi Si vede durante l’eclissi E ci chiediamo che fai “Che fai?” Rifletti Gobba a ponente Luna crescente Gobba a levante Luna calante Gobba a ponente Luna crescente Gobba a levante Luna calante Gobba a ponente Luna crescente Gobba a levante Luna calante Luna nera… Tu sei amata e sei attesa Ma messa in ombra dalla Chiesa Perché ti sa trina e divina Si dice che Tu sia vecchia madre e figlia Niente uomini in questa famiglia Che in te trovi il suo nascondiglio L’animo nobile di quel coniglio Che offrì sé stesso in sacrificio Mica farebbe così questo micio Si dice che (o forse soltanto mia madre diceva?) Che quando sei piena ed è piena una mamma Tutte le ostetriche entrino in scena E che su di te viva una figlia di Eva Ed è una rospa creatura terrena Che salta con sole tre zampe appena Si dice che Guardi la Luna il lupo e l’idiota Guarda la Luna chi pianta e chi pota Guarda la Luna il contadino Quando prepara o beve il suo vino Tu guarda la Luna adesso che è grande Guarda la Luna e fatti domande Vorrei dedicare un ultimo invito A chi ancora continua a guardare il dito
13.
IL GALLETTO BIANCO Il galletto bianco era il più bello di tutti E girava il cortile sentendosi bello Sapendosi bianco speciale ed uccello Pareva convinto che pure l’airone Vestito di grigio prestasse attenzione Poi venne l’estate e il galletto perfetto Spiccava distinto nel mondo a colori Dell’orto, dei campi, del prato e dei fiori Altero e diritto fa quello che vuole Degno e legittimo figlio del sole Poi venne l’autunno che toglie le foglie Ma lascia sugli alberi i cachi arancioni I magici pomi sui rami in arcioni Appesi alla nebbia che è bianca ma grigia rispetto A quanto sia bianco il galletto Poi venne l’inverno Poi venne la neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve Che bella la neve! La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve La neve, la neve, la neve E sarà stato l’effetto Della luna nella notte Ma alla fine anche il galletto Di latte Visto nella neve, sarò franco Non è che fosse poi così bianco Il galletto bianco era il più bello di tutti Il galletto bianco era il più bello di tutti Il galletto bianco era il più bello di tutti
14.
Charivari 04:56
CHARIVARI Sono andato a battere le pentole Sotto le finestre della casa del mugnaio Se sapeste in quale guaio Ha messo più di una brava signora Sei o sette fino ad ora È ora che tutto torni pulito Ed ogni donna dal proprio marito Siamo andati a battere le pentole Sotto le finestre della figlia del droghiere Nonostante le preghiere Non si cancella l’orrendo peccato Dannata lei e il suo figlio mai nato E venga assolto da questo disastro Il povero figlio del borgomastro Siamo andati a battere le pentole Contro la baracca dei due figli del fattore Siamo certi senza errore Le cassette delle offerte Quando sono state aperte Dalla perpetua con i denti d’oro Erano vuote: saran stati loro! Siamo andati a battere le pentole Davanti alla bottega dell’aiuto carpentiere Qualche calcio nel sedere Anche a tutti i suoi compari Porci rivoluzionari Contro a tutti codesti mostri Anche il buon parroco è stato dei nostri Poi siamo andati a battere le pentole Sotto le finestre della vedova dell’oste Avrei voluto che ci foste Sotto casa del libraio Da quel vecchio mendicante Dal cerusico col saio L’arrotino lestofante La sorella del vasaio, Lo stagnino e l’ambulante Le mondine giù in risaia stiano attente tutte quante “Stiamo attente tutte quante, stiamo attente tutte quante Tutte quante, tutte quante, tutte quante, tutte quante” Son venuti a battere le pentole Sotto le finestre di casa mia! Non vi sembra una follia? Mi vorrebbero scacciare Già mi stanno qui ad accusare Di una colpa vi giuro fasulla Proprio io che non ho fatto mai nulla Ma son venuti a battere le pentole Sotto le finestre di casa mia! Non vi sfugge l’ironia? Brava gente di questo paese Respingete da me queste offese Ma tutta quanta la gente perbene Batte una pentola quando conviene La brava gente, ammesso che sia L’abbiamo già tutta portata via
15.
IL TESORO DEI VECCHI Il tesoro dei vecchi è chiuso in cantina Salami appesi e una lampadina È una mensola piena di anonimi vini È un freezer ricolmo di tortellini È una cassetta di cachi e di mele Canne da pesca e ragnatele Qualche ricordo di quand’era soldato L’antico coltello ancora affilato È una scatola con qualche fotografia Di gente morta Che i loro nipoti butteranno via
16.
Carnavale 06:05
CARNAVALE È arrivato sul carro a capinculo È arrivato il signore nostro re Carnevale Squaquarante ingordo e sloffeggiante È venuto a spalmare merda sulla morale e su te! Le salsicce, le cosce e le altre carni Libertà nella gioia, le bestemmie ed il riso Corri corri a mangiare a crepapelle Processione sbandata dei morti di cibo e di fame E bevi E bevi E bevi E bevi E bevi fin quando ti sollevi Ed il parroco si lagna Si rassegna e poi si ingegna A dare un senso di cristiano All’entusiasmo generale Del Carnevale Esibiamo la Maschera e la Morte Non è roba per fare divertire i bambini Girotondi al ritmo del tuo sistro Controsole ruotiamo sul piede sinistro È un operoso fervore visionario Che ci fa costruire questi effimeri carri Destinati a un precoce funerale Nella ciclica attesa di una trasformazione anche in noi E vedi E vedi E vedi E vedi E vedi fin quando non ci credi Ho parlato con Don Luca Non hai idea di quel che dica Pare lui sostenga ancora Quella fola medievale Del “Carnem Levare” “Carnem levare...” “Carnem levare? “ “Carnem levare!” “Latino?” “Sì!” State zitti teste vuote È una nave con le ruote Spinta a braccia verso il mare Con la luna lì a guardare Sali sul mio Carro navale Iside bianca e benevola Sei più buona, più bella e diletta Di quella Madonna Quaresima Magra, scheletrica e gretta Liberamente tratto (e frainteso) dalla lettura del saggio “Alle origini del Carnevale - Mysteria isiaci e miti cattolici”, con la benedizione dell’autore Giampaolo Di Cocco
17.
HO SOGNATO UN BARBAGIANNI Ho sognato un barbagianni ed ero io E volavo silenzioso alla tua finestra Per farmi riconoscere Perché non volevo uccidere i topi E ho provato a disegnare Con le zampe e con il becco Il mio nome sulla terra Tu guardavi e non capivi Ma magari domani… Son passate alcune notti E il mio volo è migliorato E ho rivisto le mie scritte Ed eran segni senza un senso E adesso… Non disturbo più il tuo sonno Sto lontano dal tuo davanzale E anche i topi in fondo in fondo Non sono poi così male
18.
DENTRO LO SPECCHIO Ero bambino In braccio a mia madre Andavamo alla stanza da bagno Per prepararci alla notte E nello specchio  Vedevo il mio viso Riflesso alla sua stessa altezza Ma a un tratto lo specchio spariva E una finestra Un buco quadrato si apriva Nel muro di fronte Ma oltre non c’era il cortile Ma c’era una stanza di pietra Scavata nel buio E c'era una vecchia Che a me ricordava la Gabriella Sorella del prete Che quanto buona non era bella La ricorderete I suoi capelli Fili marroni su un guscio  Di noce di cocco  Con denti e sorriso di scimmia   E con terrore Stringevo la mamma Con gambe e con braccia guardando Le due donne intente a parlare Mia madre rideva Ed io non capivo che cosa Dicesse alla vecchia Che intanto cuoceva qualcosa  Su un fuoco di legna  E il fumo riempiva la stanza E forse era un sogno Ma si ripeteva l’incontro Diverse altre notti Son certo e ne ho chiaro il ricordo Ed al mattino Andavo ad aprire lo specchio A vedere di giorno che c'era Di là Ma Solo i rasoi di mio papà Poi venne una notte Mia madre mi prese e mi porse  Alle due mani tese Di chi stava oltre lo specchio Ed ero dentro Rimasi per poco guardando Il mio mondo da dietro E tutto mi apparve Più chiaro Più chiaro Più chiaro Cosa accadde di preciso Non ricordo Ma una cosa è sicura Della vecchia nello specchio Da quel giorno Io non ebbi più Paura
19.
LA LEPRE BAMBINA Il modo perfetto che ha il gatto Di leccarsi le zampe e la faccia Col suo sorriso soddisfatto Nel pettinare le orecchie Come davanti a uno specchio L’ho visto altre volte, a migliaia Riverso con lei sulla ghiaia Ma ora mi sembra diverso e mi gelo: Il rosso che lecca di dosso Non appartiene al suo pelo E mi accorgo d’un tratto Che giace nell’erba vicina Scomposta e sdraiata Appena assaggiata La lepre bambina Fermata per sempre Da un lampo di gioia assassina
20.
NEL TEMPO DI NOTTE Il tocco della campana seppellisce un altro giorno Il fuoco è acceso nel camino e spento, per ora, nel forno Gli uccelli hanno ceduto il cielo scuro ai pipistrelli Più tardi è il turno dei rapaci Le fiamme diventano braci “I bravi cristiani la notte stanno a dormire”, questo sentenzio Che il sonno è cosa sacra e vuole tenebra e silenzio Ma queste cose si sa Fanno gola anche ad altre attività L’ombra si muove L’ombra si muove Tutte le tane divengono alcove E nel tempo di notte Nascondi le prove L’ombra si muove L’ombra si muove Come di giorno disegna le cose Ma nel tempo di notte Le forme son nuove Perché ora è tempo di notte e… Le leggi della natura ora sembrano sospese Come quelle della gente, dei preti, dei libri e del paese Nel tempo della notte ci si parla a mezza voce E l’ombra viva che si muove Al mattino non sembrava così veloce Di giorno non fa paura e se hai paura c’è sempre la chiesa Ma di notte se c’è un’ombra certo è per colpa di una luce Che non dovrebbe essere accesa E se si muove… L’ombra si muove L’ombra si muove Come di giorno l’ombra si muove Ma nel tempo di notte Non sai bene dove Piccole cose grandi spaventi Il buio è l’ombra di tutte le genti Che nel tempo di notte Si vestono a lutto E di bello o di brutto Potrebbe accadere di tutto La luce serve poco a chi conosce questo gioco E un gatto del color dell’ombra Appare Scompare D’un tratto I limiti del tempo ed i bordi delle cose Si sciolgono diluiscono e si gonfiano come una vela E ciò che è vero alla luce del sole Non è più vero al lume di una candela L’ombra si muove L’ombra si muove E tu vorresti essere altrove Perché ora è tempo di notte Una notte in cui piove L’ombra si sdraia l’ombra si allunga L’ombra si allarga ed annega i cortili E nel tempo di notte Anche i forti son vili Ma non avere paura dell’ombra È meno scura di quello che sembra Perché nel tempo di notte Si svegliano a cuocere il pane E nel tempo di notte Si amano le rane
21.
HO CHIESTO A TRENTA ROSPI Ho chiesto a trenta rospi di cercarti Sulla la linea di confine con i vivi e con i morti Ho chiesto a trenta rospi di parlarti Forse la metà di loro neanche se ne sono accorti Ho chiesto a trenta rospi per provare a ringraziarti Per avere alimentato le mie arti Ho chiesto a trenta rospi come fare a salutarti Ho chiesto a trenta rospi come fare E tentare di insegnarmi ad affacciarsi Sul balcone liminare Le mie zampe sono dritte Ma un anfibio ce le ha storte Care rane state zitte Che ho paura della morte Sono un uomo e ne ho il diritto E mi aspettate sulle porte Ma ho le gambe e sono dritte E una rana ce le ha storte E anche i rospi stanno zitti Ad aspettare sulle porte Sono un uomo, ne ho il diritto E ho paura della morte Ho paura della morte Ho paura della morte Ho paura della morte Ho chiesto a trenta rospi di fermarsi e di fidarsi Ma uno dopo l’altro Zampettando nella notte Son scomparsi
22.
LA NAVE DEI MORTI La nave dei morti è piena di corpi Ma sembra che a bordo ci sia ancora posto Resta ormeggiata alla riva e non vedi La fine del mare sul lato opposto Piccole barche traghettano a sponda Figure oramai silenziose Ma la nave dei morti è più grande Di quanto tu possa pensare sian grandi le cose Perché I morti sono molti più dei vivi I morti sono molti più dei vivi I morti sono molti più dei vivi I morti sono molti più dei vivi I morti La nave dei morti ci aspetta civetta Galleggia e fa finta di niente È muta di voci ma scricchiola e ondeggia Oscilla e beccheggia paziente Tanto I morti sono molti più dei vivi I morti sono molti più dei vivi I morti sono molti più dei vivi I morti sono morti ed eran vivi I morti sono morti, erano vivi I morti sono morti ed eran vivi I morti sono morti, erano vivi E i morti sono molti più dei vivi I morti sono molti più dei vivi Quando ultimo mortale Salirai senza opporti Salperà colossale La nave dei morti

about

Doppio LP da 180 grammi
Libretto con testi di grande formato, sedici pagine a colori
Adesivo omaggio

credits

released September 25, 2020

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Vade Aratro Bologna, Italy

I Vade Aratro sono i pionieri dell'Heavy Metal agreste e suonano canzoni sporche di terra.

Sono nati nelle campagne intorno a Bologna insieme al grano del 2006 e stanno lavorando al proprio terzo album.

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