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Il Vomere di Bronzo

by Vade Aratro

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Sabino
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Sabino Grande Band!! Attendiamo il terzo album! Favorite track: Il Diavolo In Carrozza (2016).
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    Il secondo album dei Vade Aratro è stato dissotterrato! Corredato da un libretto di 24 pagine con artwork fotografico specifico dedicato ad ogni traccia, è pronto a sporcare di fango i vostri obsoleti lettori CD! Terra inclusa.

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1.
Maiale 04:08
Maiale Muoio in un modo atroce Agonizzo a piena voce Il mio sangue in una pozza Ad onor di chi mi sgozza Lascio il mondo da suino E vi torno in un panino L'acqua bolle sopra al fuoco E continui in questo gioco Ben lavato e ben rasato Come mai lo sono stato Con la fiamma poi mi bruci Ma ricordo di altre luci I falò di San Giovanni Per scacciare via i malanni Mi facevi attraversare Con un rito singolare E le notti di mezz'anno Anche gli uomini lo fanno E adesso che son morto Non hai soddisfazione Continui a farmi torto E infili quel bastone Tra i tendini e le ossa Del mio piede di porco Così che poi tu possa Appendere il mio corpo Tagli, squarci, spacchi e seghi Poi trituri insacchi e leghi Bolli sciogli schiacci e stringi Ed è inutile che neghi Ed è inutile che fingi Porco! Non son come mi dipingi Tu sei uomo, superiore Ma mi chiedo con che cuore Tu mi infligga in addizione La suprema umiliazione E con la mia stessa carne Tu mi riempi l'intestino Neanche il Diavolo sa farne Utilizzo più meschino Se ti sembra cosa bella Paradosso sopraffino Nel passar per le budella Prefiguro il mio destino Magra consolazione Sentire grassa gente Dire con soddisfazione Che di me Non si butta via niente Niente!
2.
L'albero della poiana Il sole ha seccato la terra e le spighe Io corro da poco ma sento le righe Di gocce che scendono giù dai capelli Fa caldo e lo dicono pure gli uccelli Le mie gambe si sono allungate Sono già alla mia decima estate A piedi nudi non servono suole Nessuno mi ha visto, né gatti né cani Ma senti anche oggi se picchia 'sto sole! Stringo una scatola tra le mie mani E nella campagna continua la corsa La prossima volta mi porto una borsa... Le mie gambe si sono allungate Sono già alla mia decima estate Io vado all'albero della poiana Non mi distragga né rospo né rana na na na na na na na na Na na na na na na na na na na na Io vado all'albero della poiana Di ogni animale conosco la tana na na na na na na na na Na na na na na na na na na na na Seguo la pista la scia delle orme Di zampe di ferro dei cingolati In mezzo ad un campo ce n'è uno che dorme E sembra sia sazio di quelli già arati Le mie gambe son tutte graffiate È cosa normale, se corri d'estate Salto scolìne ma non questo fosso Grilli e altri insetti mi saltano addosso Raggiungo l'albero desiderato che solo nel campo è cresciuto isolato L'ombra di un tempo oramai non concede È morto ed è secco, anche un cieco lo vede! Le mie gambe son tutte graffiate È cosa normale, se corri d'estate Io vado all'albero della poiana Non mi distragga né rospo né rana na na na na na na na na Na na na na na na na na na na na Io vado all'albero della poiana Anche se a te può sembrar cosa strana na na na na na na na na Na na na na na na na na na na na Poi scavo una buca Ma dove conduca Non credo che importi A quei rami morti Rimuovo dei sassi Ora spero che passi Così sembra buono Adesso ci sono! Nascondo in una buca il mio tesoro Avvolto in una carta in similoro: Un teschio di gatto o forse coniglio La pelle di serpe due foglie un artiglio Le mie due iniziali cucite a ricamo Un foglio con scritto il nome di chi amo La più bella freccia di cui sia capace Un chiodo, una borra di qualche rapace Un cubo di legno, sei biglie scarlatte Perché mi piaceva com'erano fatte E i miei denti da latte
3.
I lupi nel grano Ho visto la coda del lupo in mezzo alle spighe, era nera! A giugno fa caldo, che cosa l'ha spinto fin qui questa sera? Ne han visto anche un altro, scendeva dal bosco giù dalla collina Prendete i forconi e le zappe, portate al riparo la mia bambina! Mi sembra che ce ne sian altri, ho visto nel grano le sagome scure Forse un incendio nel bosco li ha fatti discendere fino alle colture Se è il fuoco che temono, è il fuoco Che avranno! Torce accese, luci e fiamme nel campo Posti di battaglia si combatte nella paglia Ogni ombra è un'altra bestia Ti avverto col segnale quando avvisto l'animale Non avrete il mio pollaio Io non ho paura nel difender queste mura Non so quanti sono, ma vengono avanti ne sono sicuro E forse qualcuno di loro è già là dietro al muro Il sole tramonta il tempo che stringe e forse è follia Ma mettere a fuoco il frumento è l'unico modo per mandarli Via! Torce accese contro i lupi nel grano Non avranno scampo tra le fiamme del mio campo Ogni spiga è una candela La luce che mi abbaglia con le grida della paglia Non avrete le mie ossa Salvi a quale costo, cosa avresti fatto tu al mio posto? Torno a casa da mia figlia mentre il fumo si sparpaglia nella valle Il raccolto mancato, il lavoro sprecato, brucia alle mie spalle Al padrone del podere non avevo ancor versato la sua quota Oramai non c'è più nulla se non tracce rosso sangue su una culla... Vuota!
4.
Mani di vecchi Ero lì con lui stamattina in fila dal fornaio Era qui con me ma non ero come lui Me ne accorsi mentre frugava nel portamonete Con due mani che so che io non avrò mai Grosse curve e torte come le corna di un ariete Forti artigli, morse, come quelle di chi Ha impugnato saldi i duri arnesi del lavoro Fino ad adeguarne le forme con le sue Mani di vecchi Sembrano specchi Dai quali provo a spiare una vita Vecchio quel tale Che mi guarda male Mentre confronto con lui le mie dita E davanti a me col suo passo lento ma deciso C'è una vecchia che non avrà sorriso mai Appese alle sue dita ci son le sporte della spesa Le ghermisce come se fosse prole sua Le sue mani dure son secche eppure sono gonfie Ricamate male con le rughe e con i nei Le carezze che avrai dato un tempo ai tuoi bambini Ruvide ma dolci tu le ricorderai Mani di vecchi Sembrano specchi Dai quali posso spiare una vita Vecchia signora Che passa ed ignora Mentre confronto con lei le mie dita Mani mali animali a mali estremi estreme mani! Ed il male che ti avran fatto a sera quelle mani Posso immaginare ma solo per un po' Quando ritornavi a casa tardi dal lavoro E l'unico ristoro era non pensarci più Ma se vuoi sapere in cosa più tu mi stupisci È per come riesci con quelle mani lì Mani di braccianti, di manovali e contadini Ad aver la grazia di piegare i tortellini
5.
Caramelle 05:47
Caramelle Seduta tutto il giorno Aspetto il suo ritorno Seduta tutto il giorno Aspetto il suo ritorno Seduta tutto il giorno Aspetto il suo ritorno Caramelle Portami delle caramelle Quelle dure, Dure Preferisco quelle Quelle morbide finiscon presto Quelle morbide ormai le detesto Seduta tutto il giorno Aspetto il suo ritorno Seduta tutto il giorno Aspetto il suo ritorno Seduta tutto il giorno Aspetto il suo ritorno Di caramelle ce n'erano poche Ero bambina e accudivo le oche Ora averne non mi dà gran gioia Amara dolcezza in attesa ch'io muoia La vera dolcezza che amavo aspettare Era il giorno di festa e andare a ballare
6.
A brûṡa la vécia Luce poca pieno inverno Odor di nebbia naso freddo Stiam cercando una vecchina Che girava a testa china Nella bocca un solo dente Occhi grinzi e dita secche Ci ha portato noia e grane È colpa sua di tutto il male Brucia la vecchia! Brucia la vecchia! Tutto l'anno ci hai tormentato Tu scappavi ma ti hanno trovato Catturata in mezzo ad un campo Con ancora il sacco in mano Era nero e con le toppe La bruciamo questa notte L'abbiam presa anche quest'anno prima che faccia altro danno Brutta e vecchia fai paura dai vediamo come brucia!!! Brucia! Brucia ! Brucia! Brucia ! Ammazza la vecchia... Prendi paglia e due catene Pianta il palo e stringi bene Lei ci guarda rassegnata Spogliata legata impagliata bruciata Vestiti di fuoco il corpo un tizzone Capelli di fiamma ridotta a carbone Per lei è la fine ma non per chi resta Per noi è soltanto iniziata la festa Lei ci ha tanto spaventati ma è una gioia quando brucia!!! Brucia! Brucia ! Brucia! Brucia ! A brûṡa la vècia!
7.
TSOCS 02:57
strumentale
8.
I coppi del tetto della chiesa del Santo Giovanni È il giorno del Santo E io in chiesa che canto Vorrei lavorare Ma mi tocca restare Giusto la comunione Poi in mano il forcone Piegato sul campo Il vero inferno è qui Se la carestia Ci vuol portar via Prendiamo la zappa e scagliamola su Sui coppi del tetto che non ci ha protetto Ed in chiesa gridiam: "Muora il prete, viva il popolo!" E il Santo Giovanni dov'è? Il Santo Giovanni non c'è! E il Santo Giovanni dov'è? Il Santo Giovanni non c'è! Il Santo Giovanni Ci scampi dai danni Sollevi gli affanni Sconfigga i malanni Ma il Santo Giovanni non c'è! Rusticani e selvaggi Coi frutti dei faggi Mangiamo anche noi Come i porci ed i buoi La campagna è lontana Dalla vostra campana Tra il puzzo ed i peli Ti sembro Belzebù Se stregoneria O nera magia La chiesa ci addossa per farci star giù I coppi del tetto che ci ha maledetto Come le anime noi rivoltiamo a pancia all'insù E il Santo Giovanni dov'è? Il Santo Giovanni non c'è! E il Santo Giovanni dov'è? Il Santo Giovanni non c'è! Il santo Giovanni Ci scampi dai danni Sollevi gli affanni Sconfigga i malanni Ma il Santo Giovanni non c'è! Ma il Santo Giovanni non c'è! Di santi nessuno ce n'è!
9.
Viburno 04:23
Viburno Sento suonare un tamburo È tempo di andare ne sono sicuro Sento suonare un tamburo L'atteso richiamo dal cielo ormai scuro Se è capitato anche a te di esser nato vestito verrai chiamato Allo scoccar dei tuoi primi vent'anni vieni a combattere sei arruolato Esci dal corpo in spirito e in groppa a una bestia segui la via Sotto la bianca bandiera indorata s'è già radunata la compagnia Nelle campagne quattro volte l'anno Quello che accade ben pochi lo sanno Nel giovedì delle Tempora Si combatte questa guerra Nei giovedì delle Tempora Per i frutti della terra Nelle campagne quattro volte l'anno Quello che accade ben pochi lo sanno Fai la conta, quanti siamo? 27! Bene, andiamo! Contro chi cammina sulla mala strada combattiamo! Per i frutti della terra! Con la mia prima camicia al collo Io prendo legnate ma tanto non mollo E contro gli stregoni puoi vederlo coi tuoi occhi Né coltelli né spadoni ma mazze di finocchi Unite a quei bastoni di legno di viburno Che per le Rogazioni noi impugniamo a turno Per sostener la croce portata in processione Cantando a bella voce la solita orazione Ma io non rivesto più quel ruolo Ora calpesto un altro suolo Quando alla messa stringo il viburno Penso soltanto al raduno notturno Ma che stupidi che siete Nel chiamare il vostro prete Perché dia benedizione Sopra la vegetazione E nelle stalle del bestiame Non capisci che il letame Vale più dell'acqua santa Per far crescere una pianta? Se il tuo grano cresce sano Non è un merito cristiano Ma di quanti han combattuto Senza nulla avere avuto Noi impediamo che facciano danno E nelle tue botti non cagheranno Col vino salvato poi fai il tuo dovere Puoi dirci grazie offrendo da bere E non insistere, non è da dire Domani in chiesa potresti capire Quando mi hai visto uscir ieri sera Quello che ho fatto nell'acquasantiera
10.
Tramonto con formiche Ricordo che il pensiero scendeva come una pioggia E bagnava i miei vestiti di una foggia ormai datata Ma era roba regalata E per correre in campagna Non son uno che si lagna Di un colore fuori moda O di una tasca lacerata Finché i gatti avran la coda Non mi guasta la giornata Nei giorni di quel tempo che conduce Da agosto a settembre, uguali e diversi Mangiavo i rusticani in controluce E fu solo molto dopo che scopersi Che la parte di quei frutti Che trovavo più gustosa Era scura per gli insetti Che deposero le uova Che la parte di quei frutti Dalla polpa un po' più scura Era scelta dagli insetti Prima dura e poi matura L'ombra allungata dal sole calante Rivela nella sua enormità La forza nascosta delle formiche L'ombra allungata dal sole calante Rivela nella sua enormità La forza nascosta delle formiche La forza nascosta delle formiche La forza nascosta delle formiche Amiche mie scusate se scoperchio il formicaio Formiche che portate in salvo le sorelle larve Mordete le mie dita se la cosa vi consola Son curioso, non cattivo, non vi voglio fare male Per quanto riconosca, io vi sembri un macellaio Vi ammiro brulicare, ordinate nell'allarme Ed immagino che tutte, con una mente sola Vi chiediate perché questo non lo faccia alle cicale Guardo il sole che scende dietro le canne, sui campi stanchi E non un pensiero che corra a quando avrò i capelli bianchi I pipistrelli al crepuscolo iniziano le loro danze E io non ho ancora finito i compiti delle vacanze
11.
Il pane selvaggio E ora mi ubriaca più il pane del vino Come quando da bambino Unto d'oppio e di fiori di pioppo Mi davano in pasto alla notte Il pane novello lo aspetto da ottobre E morbido e grosso e bianco lo sogno Ma è tristo ed è nero ed è ruvido e duro Quello che mangio pensando al futuro È pieno di semi e di polveri strane Tra Vita e la Morte chi vince è la Fame Se il pane alloiato non l'hai mai mangiato Risparmiati il fiato Cibi schifi estrema fame È la sorte che ci tocca C'è chi è morto nel letame Chi con ancora la paglia in bocca "Nella terra faccio buchi Per radici varie e strane Erbe biade sterco bruchi Di ogni cosa faccio pane" Ma c'è un posto dove nessuno si lagna A capinculo si trova Cuccagna Dove fatica non fa il contadino E ha fiumi di latte di miele e di vino Sui quali con gioia io mi farei ponte E le bestie arrostiscono di loro sponte Sugli alberi grossi non son solo i frutti Ma anche salsicce salami e presiutti E piove il formaggio e con lui i maccheroni E tutti son grassi e tutti son buoni E il tempo si storce si allunga e si piega Ci sono le cose che nessuno spiega E vecchi lascivi e donne gozzute Parer le persone più belle vedute Regno più grande di ogni sovrano A perdita d'occhio son campi di grano... ... ma il grano... È ancora verde e lo mieto di maggio Perché da mesi non c'è più farina E anche se al gusto mi sembra foraggio Scelgo lo uovo e non la gallina La gemma è migliore del fiore e del frutto Se hai fame da giorni e fame di tutto E il cibo lo sogni, lo cerchi e lo inventi E ti mangeresti anche i denti E nutriti a pane e sputo Senza altro avere avuto Tu mi vieni a domandare il giorno più lungo? il giorno più lungo il giorno più lungo È quello in cui si sta senza mangiare
12.
Il Diavolo in carrozza Un tuono squarcia l'aria nel cielo scuro e denso Sul tetto dell'asilo e io sai cosa penso? È il Diavolo in carrozza! Durante un temporale Alla fine dell'inverno Forse ricordo male Ma guardavo dall'interno Coi miei piccoli compagni Tutti i fulmini ed i lampi E le pozze come stagni E la pioggia sopra i campi E non so se è la paura Che volevano nascesse Nella nostra mente pura Aspettando che piovesse Ci dicevano parole Che non potevam capire A cinque anni chi lo vuole? Chi ne ha voglia di morire? Ci dicevano... È il Diavolo in carrozza! Me lo pensavo grosso La faccia tonda e sozza Ma felice come un gatto È il Diavolo in carrozza A spasso con la moglie Immagine un po' rozza Sotto mentite spoglie Ed io immaginavo i dettagli Com'erano fatti carrozza e cavalli Ed io immaginavo i dettagli Zoccoli, briglie, fibbie e fermagli Ci facevano cantare Piove piove viene il sole... Solo il sole non veniva Ma noi ci si divertiva A cantar la filastrocca Per la gioia della bocca Ci dicevano... È il Diavolo in carrozza A spasso con la moglie Immagine un po' rozza Sotto mentite spoglie Ed io immaginavo i dettagli Com'erano fatti carrozza e cavalli Ed io immaginavo i dettagli Zoccoli, briglie, fibbie e fermagli Ma paura non faceva E un po' mi divertiva Pensare a quel povero diavolo Costretto dalla moglie a uscire Con quel tempo del cavolo Più che starsene a dormire Povero Diavolo in carrozza È il Diavolo in carrozza A spasso con la moglie La consorte grassa e bella La mia immagine era quella La mia idea rimane questa: Lei Vera padrona del cielo in tempesta

about

“IL VOMERE DI BRONZO” è il secondo album di Vade Aratro, dopo l’esordio “Storie messorie” (2008).
“Il vomere di bronzo” è stato suonato e registrato da Marcello Magoni insieme a Bruno Rubino, geniale batterista, compositore e factotum della storica band siciliana Fiaba, dopo dieci anni di amicizia e collaborazione. Purtroppo “Il vomere di bronzo” raccoglie solo undici memorabili canzoni e un brano strumentale: quando il disco finisce, se ne vorrebbe avere ancora.
Con “Il vomere di bronzo” tornano le belle canzoni di una volta, come non si sono mai sentite prima.
“Il vomere di bronzo” non è un concept album, ma l’ambientazione rurale è comune a tutti i brani, ramificati secondo tematiche ricorrenti come ad esempio gli animali, la fanciullezza, la vecchiaia, il cibo, la paura e la superstizione.
“Il vomere di bronzo” ospita la voce di alcuni amici, tra i quali Porz dei Malnàtt, Simone Lanzoni di Eva Can’t, Malnàtt e In Tormentata Quiete e Giuseppe Brancato dei Fiaba.
“Il vomere di bronzo” è stato miscelato e masterizzato da Simone Lanzoni, che ha avuto la pazienza di farci registrare con gli amplificatori sparati verso i campi.
L’esperienza di ascolto dei Vade Aratro può risultare amplificata dalla lettura delle opere, tra gli altri, di Piero Camporesi, Carlo Ginzburg, Robert Graves, James Frazer.
Per chi se lo stesse ancora chiedendo, il vomere è la più grossa delle lame dell’aratro...


L’Albero della Poiana

www.youtube.com/watch?v=LbkwLWxPvTs


Mani di Vecchi

www.youtube.com/watch?v=G1lDd7ZhwtM

“Anche dopo la sostituzione delle antiche lame di bronzo con quelle più moderne in ferro e acciaio, l’aratura ha mantenuto parte della sua simbolica sacralità.
Il solco dell’aratro sembra determinare un limite, un confine netto tra dentro e fuori, come quando veniva utilizzato per demarcare il perimetro delle città all’atto della fondazione.
A ben guardare, però, l’azione del vomere che alza, rivolta e rovescia le zolle, esprime più la ciclica connessione tra l’alto e il basso, as above/so below.
Come in cielo così in terra.
E i confini si fanno divenire.
Il liminare è metamorfosi.
E siamo come anfibi, tra il sopra e il sotto, il grande e il piccolo, il prima e il dopo, il caldo e il freddo, il secco e l’umido.”
note di copertina de “Il vomere di bronzo”

La musica dei Vade Aratro non è semplice (nemmeno da spiegare), ma è accessibile.
Una furiosa matrice Thrash Metal è stemperata da melodie popolari mal digerite, aperture epiche, fraseggi sghembi e motivi diagonali.
Tagli metrici e ritmici, strutture atipiche, progressioni non convenzionali, eppure strofe e ritornelli. Ritornelli pop.
Qualche riferimento?
Il piacere del riff possente di Mastodon, High on Fire e Baroness, il gusto per l’invenzione melodica e ritmica dei Gentle Giant, la capacità di narrare storie dei Fiaba.
Anche il cantautorato italiano fa capolino, in particolare l’imprendibile outsider Ivan Graziani e il rabbioso giovane Edoardo Bennato (sì, molto prima di “notti maaagicheeee”…).
Ai testi è riservata un’attenzione tutta speciale, un grande lavoro di documentazione e di ricerca sulla parola alla conquista di una lingua piana, semplice, schietta, vicina al parlato eppure elitaria.
Il tempo di riferimento pare essere il passato, sia esso storico (da un’arcaica precristianità a una generica epoca pre energia elettrica, fino a una o due generazioni fa) o personale (l’infanzia). Anche la vecchiaia è sempre intesa come elemento che riflette o vive il passato. Dottore, è grave?
Il tutto è cantato da una voce spudoratamente vera e sincera nei suoi colori, limiti e pregi, che va da un growl/scream mai del tutto raggiunto a un tono confidenziale e profondo, passando per un’espressività ampia, sguaiata e densa, spesso arricchita da ricercate armonie vocali polifoniche.

Vade Aratro è l’Heavy Metal Agreste.

credits

released March 21, 2016

Nell’album “Il vomere di bronzo” hanno suonato:
Marcello Magoni: voce, chitarre, basso, percussioni e organo
Bruno Rubino: batteria e percussioni


Vade Aratro è un progetto di:
Marcello Magoni - Voce, chitarra e testi
37 anni, Scultore.
Come “Gumîra” (“Vomere” in dialetto bolognese) suona il basso nei Malnàtt.

Federico Negrini - Basso e voce

42 anni, polistrumentista e working class hero.
Come “Zecc” ha suonato il basso nei Malnàtt.

Riccardo Balboni - Batteria e voce

32 anni, custode delle antiche arti della macellazione e conservazione animale.
Già batterista di Depilatory e mente del progetto grind/rockabilly Coffin Surfer.

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about

Vade Aratro Bologna, Italy

I Vade Aratro sono i pionieri dell'Heavy Metal agreste e suonano canzoni sporche di terra.

Sono nati nelle campagne intorno a Bologna insieme al grano del 2006 e stanno lavorando al proprio terzo album.

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